Molto spesso la nostra mente sviluppa pensieri ripetitivi, verbali o astratti, generalmente negativi, determinando in noi l’insorgere di domande che, non riuscendo a trovare risposte razionalmente accettabili, producono alti livelli di frustrazione e sofferenza.
E’ questa la forma di pensiero conosciuta come rimuginio, che il più delle volte si associa a immagini invasive insieme a stati di ansia e ad emozioni quali rabbia, senso di colpa e/o depressione. Le immagini evocate sono percepite fuori dal nostro controllo, il loro scopo sarebbe quello di prevedere e prevenire eventuali eventi minacciosi e negativi mediante la formulazione di ipotesi di possibili soluzioni.
Ma tale strategia disfunzionale genera catene circolari di pensiero producendo stanchezza mentale e la sensazione di essere bloccati dinanzi alla difficoltà di vivere pienamente il presente, senza realmente giungere ad una conclusione. Ciò ci fa perdere il contatto con i nostri reali bisogni causando un disequilibrio generale, che si ripercuote sulla qualità della nostra vita a più livelli.
Ma quali sono nello specifico le conseguenze del rimuginio?
Questa iperattività delle facoltà cognitive innesca una spirale di negatività. Genera, infatti, emozioni spiacevoli che a loro volta alimentano i pensieri negativi, determinando una circolarità che può causare blocchi emotivi ma anche effetti importanti sulla nostra salute.
In assenza di una consapevolezza matura e di un intervento tempestivo che modifichi la struttura cognitiva favorendo un cambiamento nella modalità di pensiero, è possibile che emergano:
- alterazioni del sonno
- maggiore rischio di distrubi alimentari e di binge drinking
- difficoltà di memoria e attenzione
- sintomi psicosomatici di diversa entità
- disturbi di ansia e attacchi di panico
- difficoltà nelle relazioni sociali
- depressione
In definitiva, come specificato da Wells nel “Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia” il rimuginare fa parte di un processo di autoregolazione, coinvolta nella gestione delle emozioni e caratterizzata da una forma di attenzione intensa e sostenuta catalizzata su se stessi, che comprende l’elaborazione perseverativa e autoreferente, l’attivazione di autocredenze disfunzionali e il monitoraggio di stimoli vissuti come minacciosi. Sulla base di ciò possiamo affermare che il rimuginio rappresenta, inizialmente per il soggetto, una forma di fronteggiamento efficace finalizzata a conferire sollievo immediato dinanzi ad uno stato mentale negativamente intenso.
Tuttavia, l’esito concreto di un simile processo di pensiero risulta essere l’amplificazione del disagio e della percezione di sé come passivi e impotenti rispetto a dinamiche che prendono il sopravvento, assorbendo energia mentale e fisica.
“La vita è una serie di cambiamenti spontanei e naturali.
Non cercare di resistere a questi cambiamenti.
Resistere crea solo dolore.
Lascia che la realtà sia la realtà e che le cose prendano il loro corso naturale.”
Lao-Tzuo.
Perchè è così importante imparare a lasciar andare?
L’arte del lasciar andare implica uno stato di consapevolezza del momento presente che non offre spazio e tempo a sensazioni di vuoto o di minaccia, facendoci sentire al sicuro e completi. E’ innanzitutto un gesto di profonda fiducia e libertà nei confronti di se stessi, che ci permette di essere in perfetta sintonia con la nostra emotività e i bisogni motivazionali che influiscono su ogni nostra azione.
Risulta fondamentale, a tal proposito, l’ascolto di sè come elemento indispensabile per riconoscere ciò che sta contenendo la nostra crescita e la nostra libertà. Solo in questa direzione potremo scegliere di fare spazio e accogliere qualcosa di nuovo, lasciando fluire un pensiero negativo, una situazione molto pesante, una resistenza che ci blocca, una relazione che ci limita o alcuni aspetti di noi che ci appesantiscono.
Lasciar andare significa dunque crescere, evolvere e cambiare. Non si tratta di un processo immediato e privo di difficoltà. Tuttavia esistono diversi percorsi individuali o di gruppo che facilitano il contatto con se stessi, modulandone l’esplorazione e l’accettazione attraverso un allenamento impegnativo, che coinvolge non solo la mente ma tutto il corpo, e un ascolto più consapevole dei propri bisogni e delle proprie emozioni.
Come affermato dalla Erin Olivo, psicologa e assistant clinical professor of medical psychology alla Columbia University, “non possiamo cambiare quello che ci accade, ma possiamo cambiare la nostra reazione”.