Lombalgia dal punto di vista osteopatico. 5 posture da evitare per prevenire il mal di schiena

Secondo gli ultimi dati statistici quasi il 10% della popolazione mondiale soffre di mal di schiena, che è la principale causa di disabilità secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS Global Burden of Disease rapporto 2010).

Solo in Italia ne soffrono oltre 15 milioni di persone. (Fonte : dati SIMG, elaborazione da Steffers et al. Arthritis Care and Research, marzo 2015).

La quota di popolazione che soffre mal di schiena almeno una vita nella vita va dal 60 all’80% con un’età compresa tra i 30 e i 50 anni. La percentuale di assenze dal lavoro a causa di episodi di mal di schiena: 12-13%.  I risultati pubblicati nel fatto Arthritis Care & Research, una rivista della American College of Rheumatology (ACR), dimostrano che essere impegnati in attività manuali che comportano posizioni scomode aumenta il rischio di lombalgia di otto volte. Coloro che sono distratti durante le attività o affaticati possono aumentare in modo significativo il rischio di lombalgia acuta.

I fattori che la causano sono numerosi e spesso però non sono localizzati esclusivamente nella colonna vertebrale. Il più noto dei mal di schiena è il cosiddetto “colpo della strega” che si può definire come un improvviso episodio di lombalgia acuta in cui il soggetto, ad esempio, mentre sta spostando un peso, avverte un dolore intenso ed improvviso nella zona lombare che lo limita molto nella sua mobilità vertebrale. In genere la lombalgia in fase acuta dura meno di un mese e si può risolvere spontaneamente in poche settimane, ma quando si ripresenta con altri episodi a causa di movimenti ripetuti sbagliati, posture sedute per lungo tempo, si può parlare di lombalgia in fase subacuta, che dura da 1 a 3-6 mesi e può trasformarsi in fase cronica quando dura per oltre 3-6 mesi.

Invece, nei casi in cui il paziente avverte un dolore a sbarra sulla zona lombare che si irradia lungo l’arto inferiore, si parla di lombosciatalgia quando viene interessato il territorio di innervazione del nervo sciatico, mentre si parla di lombocruralgia quando é interessato il territorio di innervazione del nervo femorale. Sono di frequente osservazione nei giovani e negli adulti, ed in soggetti con fattori di rischio professionali.

La presenza di una lombalgia che si protrae nel tempo o si ripresenta con nuovi episodi (lombalgia sub-acuta e cronica) determina l’instaurarsi di fenomeni degenerativi a livello discale, ossia i dischi intervertebrali invecchiano più precocemente, si possono verificare quindi discopatie, artrosi vertebrale, protrusioni ed ernie discali ecc.

La curva lombare è molto adattativa grazie alla notevole capacità di movimento, quindi spesso compensa strutture più rigide come il bacino, il tratto dorsale e il cranio. La colonna ha all’interno un canale vertebrale dove scorre il midollo spinale (foto).

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Le vertebre sono separate tra loro dai dischi intervertebrali che agiscono come dei cuscinetti evitando l’attrito tra le vertebre stesse e consentendo di ammortizzare i movimenti della colonna. Il disco intervertebrale è costituito da un nucleo polposo (formato per il 90% da acqua) e da un anello fibroso esterno che lo contiene.

Piano Sagittale del rachide lombare

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Se si fanno degli sforzi o si assumono posture scorrette il disco vertebrale é il primo a soffrirne. A seconda della posizione i dischi subiscono una pressione differente che si distribuisce su tutta la loro superfice grazie al liquido che contengono. Un ricercatore svedese A.L. Nachemson attraverso esperimenti ha visto che il terzo disco lombare quando siamo sdraiati (foto)

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subisce un carico di 30  KG., quando siamo seduti (foto)

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subisce un carico di 70 Kg., quando solleviamo un peso di 20 Kg con la schiena flessa e le ginocchia dritte é di 210 Kg. (foto).

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Quindi é importante scegliere le posizioni che provocano minor pressione sui dischi (in questo caso piegarsi sulla ginocchia).

PUNTO DI VISTA OSTEOPATICO

La parola osteopatia, molto spesso confusa deriva da osteon (osso in greco) e path (sentiero in inglese) ossia la via alla salute attraverso l’apparato muscolo-scheletrico. L’osteopatia é una metodica di terapia manuale che nasce nel 1874 con Andrew Taylor Still un medico americano, parte da un concetto globale di mobilità ed ha lo scopo di aiutare il paziente a ritrovare il suo equilibrio il suo benessere. L’obiettivo dell’osteopata é trovare la causa che ha provocato la lombalgia, attraverso l’osservazione, la palpazione e test clinici specifici ricerca nel corpo del paziente delle zone soggette a restrizioni di mobilità articolare, fasciale o viscerale, analizza la quantità e la qualità del disequilibrio, per realizzare un trattamento specifico.
Durante la valutazione sarà importante capire lo stile di vita del paziente: la sua postura, il lavoro che svolge, eventuali situazioni stressanti ed il tipo di alimentazione, questo perché oltre ad una restrizione della mobilità articolare si potranno riscontrare disfunzioni viscerali (spasmi del colon sigmoideo, fissazioni del rene, congestione pelvica). Ovviamente se sarà necessario si ricorrerà a visite specialistiche (ortopedico, neurologo, neurochirurgo) e ad esami più approfonditi come Rx RM e Tac. Una volta che viene individuata la zona dove la struttura é impossibilitata a muoversi siamo in presenza di una disfunzione osteopatica che va corretta attraverso:
1) un approccio craniale (foto)

 

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2) un approccio strutturale (foto)

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3) un approccio fasciale (foto)

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4) approccio viscerale (foto)

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1) L’osteopatia craniale si definisce tale perché si avvale di tecniche che agiscono in particolar modo sulla struttura e sul liquido che circonda il SNC, basandosi sull’esistenza della mobilità e motilità cranica, grazie alla presenza di suture craniche che ne permettono il movimento attraverso delle fasce (falce del cervello, falce del cervelletto e tentorio).

2) Secondo il concetto osteopatico la struttura e la funzione sono due elementi che si influenzano vicendevolmente, quindi un disturbo meccanico delle articolazioni vertebrali può alterare le funzioni dell’organismo. Le alterazioni delle strutture anatomiche del corpo non compromettono soltanto il funzionamento di muscoli, legamenti, tendini e articolazioni, ma determinano anche disturbi funzionali del sistema nervoso e circolatorio. Ecco qualche esempio di come una lesione strutturale vertebrale può produrre degli effetti a livello neurovegetativo e su altre strutture: una disfunzione (movimento limitato o bloccato) della seconda vertebra cervicale può causare problemi oculari ed affaticamento, una disfunzione della quinta vertebra lombare (movimento limitato o bloccato) può causare una sciatalgia e disturbi circolatori agli arti inferiori.

3) La fascia é uno strato di tessuto connettivo che ricopre i muscoli, gruppi di muscoli, creando un ambiente scorrevole, trasmette il movimento dai muscoli alle ossa, sostiene vasi sanguigni e nervi, tiene sospesi gli organi al loro giusto posto: esiste una fascia superficiale, profonda e sottosierosa (viscerale) che si estende ininterrottamente dalla testa alla punta dei piedi.

4) Esiste una relazione anatomica e funzionale tra i visceri e la struttura muscolo-scheletrica. I visceri e gli organi sono in relazione tra loro grazie a legamenti e pieghe delle membrane di rivestimento, quindi una cattiva funzione della struttura (ad esempio la colonna lombare) può influenzare uno o più visceri. Il trattamento osteopatico utilizza tecniche indirette attraverso l’addome e il diaframma per restituire una buona mobilità viscerale.

 

Compito dell’osteopata non è solo quello di somministrare il trattamento, ma anche quello di porre l’attenzione del paziente sulle proprie abitudini posturali quotidiane, dando consigli su come mantenere i risultati ottenuti dal trattamento attraverso l’attenzione ed il mantenimento di posizioni più vantaggiose per la schiena. Qui di seguito elenco una serie di posture sbagliate che normalmente in modo automatico si assumono e si ripetono magari per tante ore durante la giornata:

1) Stando seduti sarebbe opportuno tenere la schiena in una posizione ergonomica appoggiandola allo schienale per tutta la lunghezza, con i piedi appoggiati a terra. Laddove sia necessario, in relazione alla costituzione fisica, porre un piccolo cuscino dietro la schiena.

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2) Quando si vuole sollevare un oggetto è opportuno valutare il peso e calibrare bene lo sforzo, sollevarlo utilizzando entrambe le braccia, piegando le ginocchia, i piedi inoltre devono essere posti quanto più vicino è possibile all’oggetto da sollevare.

 

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3) E’ sempre importante bilanciare i pesi che si trasportano da entrambe le braccia in modo da evitare disequilibri e tensioni eccessive da un solo lato.

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4) Quando si è seduti davanti al computer é opportuno tenersi il più vicino possibile al tavolo, avere lo schermo del pc davanti, con piedi ben appoggiati al pavimento, angolo di 90 gradi tra cosce tronco, schiena appoggiata allo schienale nel tratto lombare, mantenere gli avambracci appoggiati sul piano della scrivania in modo da diminuire la tensione dei muscoli sul collo e spalle.

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5) Occorre sedere correttamente, è necessario regolare l’inclinazione dello schienale e regolare la distanza del sedile dal volante in modo tale da avere le ginocchia e i gomiti leggermente piegati. Inoltre quando si guida bisognerebbe fare delle pausa almeno ogni due ore e, se necessario, utilizzare un supporto lombare conservando una postura adeguata.

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6) La tecnica corretta per spostare i pesi deve evitare le torsioni del busto. Pertanto, si deve sollevare il carico piegando leggermente gli arti inferiori, lo si deve far aderire al corpo, quindi si ruota con tutto il corpo nella direzione in cui va appoggiato, si piegano di nuovo gli arti inferiori e lo si appoggia frontalmente.

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7) Quando ci si trova a lavorare o eseguire gesti quotidiani, come lavarsi i denti, su un piano di appoggio più basso é opportuno appoggiare una mano sul lavabo e portare una gamba in affondo avanti rispetto all’altra. Nel caso in cui entrambe le mani sono impegnate bisogna appoggiarsi sugli avambracci scaricando su di essi il peso.

 

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8) Si consiglia per stirare di utilizzare a terra un piano di appoggio o semplicemente una scatola alternando l’appoggio dei piedi sopra di essa, in questo modo si scaricano le tensioni della colonna vertebrale.

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Dottoressa Silvia Nardocci

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